C’era una volta un circolo. Ma non uno qualunque. Lo si intuiva già dal prologo della sua storia, iniziata ben 50 anni fa, quando un gruppo di amici ebbe il coraggio e la voglia di ideare e concretizzare un progetto così imponente come il Circolo di Equitazione di Reggio Emilia.
In un periodo in cui la nostra città non soffriva per la carenza di aree verdi, pensare ad un club di dimensioni non-urbane significava nutrire all’epoca un’idea “folle”. Ancora oggi, catturare con lo sguardo l’estensione del circolo dall’entrata su via Tassoni fino all’estremo opposto della proprietà di Immobiliare Ippica Reggiana non è immediato.
Correva allora l’anno 1967, periodo che coincise con l’intensificarsi della cementificazione a livello nazionale. Eppure i nostri padri fondatori osarono ristrutturare la club house, la scuderia e il fabbricato che oggi ospita gli uffici, con mattoni di cotto e sassi, che rappresentavano l’essenza della tradizione rurale reggiana.
La guerra era ormai un ricordo lontano e lo sport, emblema della voglia di stare insieme, diventava ogni giorno di più una necessità. L’equitazione rimaneva uno sport elitario ed il luogo da dedicargli non poteva essere comune. Le idee, gli spazi e i servizi messi in campo dai padri fondatori testimoniano una visione che andava ben oltre cinque decenni. Le strutture vennero poi estese a sport come il tennis, il basket e il calcio, che consentivano a molti “di mettersi in gioco”. La scommessa fu vincente e ciò che vediamo oggi è l’evoluzione positiva di quel pensiero innovativo.
È indiscutibile che il tempo cambi le cose, ma è altrettanto vero che solo le idee vincenti hanno il potere di “contaminare” le generazioni successive. Il 1967 fu l’anno della Fiat 500 che mise in macchina moltissimi italiani e che ritroviamo oggi in una versione contemporanea quanto mai attuale. La stessa parabola ascendente ha vissuto anche il CERE.
In questi anni, ai soci abbiamo proposto diverse innovazioni tese a modernizzare il nostro circolo e a renderlo coerente con le necessità delle “nuove” famiglie di oggi. Tra queste innovazioni, per portare solo qualche esempio, citiamo l’ampliamento dei servizi, il contenimento, per quanto possibile, dei costi e l’esecuzione di manutenzioni di vario tipo. Tutto questo non sarebbe stato possibile se il prologo, quel progetto “vecchio” di cinquant’anni, non fosse stato così avanzato e lungimirante, in una parola, “folle”.
Ma il Circolo Equitazione di Reggio Emilia non è solo questo. Il CERE sono le persone che lo hanno vissuto e quelle che lo frequentano tuttora. A darci ragione, niente meno che un illustre architetto come Renzo Piano, secondo cui le abitazioni vanno viste vent’anni dopo la loro costruzione, perché sono gli abitanti a renderle uniche.
Dunque, chi sono le persone che hanno abitato e che vivono il CERE?
Entrando in silenzio nella sala del camino, pare ancora di udire ciò che i vecchi soci si raccontavano davanti al fuoco acceso con un calice di vino in mano. Quanti ragazzini, poi divenuti adulti, hanno attraversato i corridoi per raggiungere il salone delle feste all’evento a cui non volevano mancare. Quanti campioni dell’equitazione da ogni parte d’Italia conservano un ricordo indelebile delle competizioni al CERE. Quanti consiglieri, revisori, probiviri hanno dedicato il loro tempo al circolo, che oggi può vantare di essere il più esteso e con la maggiore offerta ludico-sportiva della provincia di Reggio Emilia. Quanti presidenti hanno assunto l’incarico, consapevoli del lascito importante dei predecessori.
Non è semplice gestire un’associazione così poliedrica, né assecondare le esigenze dei soci che mutano col cambiare dei tempi. Ma nessuno, a partire dalle maestranze e dagli staff interni, ha mai pensato che il tempo dedicato alla gestione di un patrimonio di persone e cose in continuo mutamento sia stato tempo perso.
Il lascito dei padri fondatori e in generale dei nostri predecessori è stato fondamentale. E oggi abbiamo la preziosa occasione di ringraziare tutti coloro che hanno deciso di seguirci in questo percorso, volontario quanto impegnativo.
Il caso ha voluto che proprio noi ci trovassimo a guidare il CERE nell’anno in cui il circolo avrebbe festeggiato “i suoi primi cinquant’anni”. Insieme a me non è solo il preziosissimo consiglio direttivo, non solo l’impareggiabile staff tecnico e gestionale, ma anche tutti i soci, con il loro ruolo imprescindibile e stimolante.
Il nostro grazie più sincero va dunque in primis a tutti i soci che ci hanno consentito di dialogare con loro a cuore aperto, nella convinzione che il Circolo di Equitazione di Reggio Emilia continuerà ad esserci per noi e per i nostri figli e nipoti. Una testimonianza concreta del fatto che le cose belle non solo non passano, ma continuano a vivere di nuova vitalità.
Last, but not least, il nostro grazie infinito va ai soci fondatori del Circolo di Equitazione di Reggio Emilia, i quali non solo ci hanno consegnato un circolo imponente. Ma ci hanno anche dimostrato, con l’esempio, che se hai il coraggio e l’intuizione puoi arrivare molto lontano.
Prendendo a prestito le parole di un altro grande visionario, Steve Jobs, padre della Apple, il nostro augurio per il futuro dunque è uno soltanto: “Stay hungry, stay foolish”. Così fu un gruppo di amici cinquant’anni fa.
Armano Fratti